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Festa del Porco Cignale 2015

Il “Porco Cignale”: dal “caso” alla festa!

Una nuova ed esclusiva iniziativa si affaccia nella Tuscia. Nell’anno dell’Expo, dedicato alla cultura del cibo, allo scambio di idee, preparazioni e sapori, si vuole far conoscere sul territorio il gusto di una “casuale” eccellenza, già vivanda prelibata nei banchetti cinquecenteschi delle nostre zone, e scomparsa per estinzione della specie.

Stiamo parlando del “porco cignale”, suino citato su alcuni documenti e cronache dell’epoca in cui si racconta che al tempo dei Farnese, nell’area del ducato di Castro, vi erano molti allevamenti di maiali e poiché il territorio (verso i cosiddetti “Monti di Castro”, del “Lamone”, o di “Mezzano”) era ricco di cinghiali selvatici, accadeva spesso che qualcuno di essi si introducesse nelle “porcilaie” o entrasse nei recinti di allevamento andando così ad accoppiarsi alle scrofe da cui, a tempo debito, sarebbero nati degli incroci che la gente chiamava “porco cignale”.

Da questi “incidenti”, ovviamente, si aveva un prodotto dalla carne più saporita e ricercata. Le comunità del Ducato di Castro, in occasione di visita del Duca, dei cardinali o di dignitari di casa Farnese, erano solite donare oltre ai vini, vari tipi di ricercate cibarie, tra cui, soprattutto, la cacciagione di cui era ricca la zona. Per esempio, in particolare, nel 1573 si cita che la comunità di Valentano facesse dono al Duca Ottavio, oltre a caprioli e cervi, proprio di un “porco cignale”.

Forse per la fondatezza della teoria dei “corsi e ricorsi storici”, a distanza di anni nell’allevamento di cinta senese dell’Azienda Agricola Il Marrugio, dell’Ing. Luigi De Simone, il “fattaccio” si è ripetuto. Un cinghiale “intraprendente”, si è intrufolato nella proprietà dove le cinte crescono alla stato brado ed ha ingravidato alcune scrofe, ahimè “inquinando” la preziosa stirpe di cinta!

Tuttavia, è assodato che dietro ogni problema si nasconde un’opportunità (per chi sa coglierla!) e, in questo caso, si è trattato del “casuale” riavvio di una specie scomparsa le cui carni offrono al palato gusti e consistenze dimenticate, ma che (nel momento in cui si assaggiano, soprattutto nella “classica” preparazione a “porchetta”!) fanno comprendere perché un tempo il “porco cignale” era dono di prestigio, riservato alle persone di un certo rango.